Fumo negli occhi Come risolvere il problema del finanziamento pubblico di Antonio Del Pennino Dalle prime indiscrezioni di stampa, riservandoci un giudizio più compiuto in presenza del testo, il provvedimento deciso dai Segretari delle tre maggiori forze politiche (PDL, PD, Terzo Polo) in merito al finanziamento dei partiti appare limitato e ultroneo. Esso sembra più volto a gettare un po’ di fumo negli occhi dei cittadini indignati per l’uso privato del finanziamento pubblico che non a risolvere il problema. Un’offa è la sospensione, non la soppressione, dei fondi relativi all’ultima trance di 100milioni che i partiti dovrebbero ancora ricevere sulla base della normativa vigente. Nulla viene modificato per quanto riguarda le attuali forme di finanziamento delle forze politiche. Viene mantenuto integrale l’attuale ammontare che, sotto la finzione dei rimborsi elettorali maschera un abnorme finanziamento dei partiti, in dispregio della pronuncia referendaria in materia. Non viene introdotta nessuna modifica dell’odierno sistema, riducendo i finanziamenti a carico dello Stato per favorire in alternativa i contributi volontari alla politica. Eppure l’Onorevole Alfano aveva proposto, nell’intervista al "Corriere" del 10 aprile, di introdurre nelle dichiarazioni dei redditi una destinazione facoltativa del 5 per 1000 al partito prescelto, in analogia a quanto contenuto nel disegno di legge che avevo presentato nella XIV e XV legislatura e riproposto in questa, sottoscritto anche da numerosi Senatori del PDL, PD e del FLI. Né vale l’obbiezione che la precedente disposizione, introdotta dalla legge 2.1.1997 n.2, che aveva previsto che ai partiti venisse corrisposto una quota del reddito percepito non abbia dato alcun risultato. Quella norma, infatti, era dì per sé disincentivante, perché non prevedeva la destinazione al singolo partito prescelto. Con la formula dell’indicazione specifica del partito, invece, il cittadino saprebbe di non versare in un indistinto coacervo, ma di fare una scelta corrispondente alle sue opzioni. Il rifiuto di questa soluzione per rinchiudersi nel mantenimento dell’attuale forma di finanziamento statale, da parte dei Segretari del PDL, PD e del Terzo Polo, maschera in realtà il loro timore che l’attuale discredito della politica si traduca in una riduzione delle risorse disponibili. Ma su questa strada si aumenta, non si riduce la disaffezione popolare verso i partiti e, quel che è peggio, verso la politica e la democrazia. Se le forme prescelte per garantire le risorse ai partiti rappresentano il primo fondamentale difetto della soluzione proposta dai triunviri, ancora più pasticciata e confusa appare l’ipotesi di affidare il controllo dei bilanci dei partiti ad una pseudo Authority, composta dai Presidenti di Corte dei Conti, Consiglio di Stato e Corte di Cassazione o loro delegati. Un’Authority, quindi, a composizione variabile, che sarà comunque costretta ad una valutazione solo formale dei bilanci dei partiti stessi. Una soluzione ben diversa da quella da noi indicata che prevedeva un’Autorità apposita, cui fossero sottoposti ogni anno i bilanci dei partiti composti dallo stato patrimoniale, dal conto economico, dalla nota integrativa e dal rendiconto. Alla stessa Au-thority, secondo il nostro testo, spetterebbero il controllo delle spese elettorali e la possibilità di erogare le sanzioni pecuniarie in caso di violazioni. Manca, infine, ogni regolamentazione giuridica dei partiti, ex art. 49 della Costituzione, rinviata a data da destinarsi. La regolamentazione giuridica, invece, è la "condicio sine qua non" per assicurare non solo il rispetto delle regole democratiche nella vita interna dei partiti, ma anche la trasparenza dei bilanci e i controlli sugli stessi. Alla luce di queste considerazioni, l’intesa fra i tre segretari di maggioranza appare del tutto inadeguata per risolvere i problemi reali dei costi della politica e per garantire il consolidamento delle istituzioni democratiche. Con provvedimenti ipocriti di questo tipo non si recupera credibilità: si apre piuttosto la strada al demagogo di turno. Con i pericoli che ha saggiamente evidenziato il Capo dello Stato. |